Di Enrico Brigi – Verona Area1 Veneto- Trentino/AA
La notizia è una di quelle in grado di sconquassare l’ordinarietà di una tranquilla serata d’estate. A darla è stato il Collegio di Garanzia del Coni che ha sancito l’esclusione del Chievo dal prossimo campionato di serie B. Dopo novant’anni di storia, quindi, termina così una delle più belle favole del calcio italiano, quella di una squadra di quartiere che dal 1985, anno della salita dall’Interregionale all’allora serie C2, ha saputo arrivare fino alla serie A, partecipando a ben 17 edizioni del massimo campionato, con l’apice di una qualificazione ai preliminari di Champions League.
Qualche tifoso dell’Hellas “gode” – al numero uno clivense Luca Campedelli molti non hanno mai perdonato l’ambizione di tentare di prendere il posto del Verona nel cuore dei sostenitori veronesi – mentre lo sportivo in generale piange la scomparsa di una realtà, se vogliamo, decisamente unica nel suo genere.
Davanti a una tragedia – sempre sportiva s’intende – di questa portata, gli indubbi meriti sono in parte offuscati dalle colpe – o meglio dalle responsabilità – che qualcuno sarà chiamato inevitabilmente ad assumersi. Forse, il fatidico spartiacque, dove è iniziata quella che poi si è rivelata una discesa senza fine, è stato la separazione da Giovanni Sartori, vero e indiscusso artefice del miracolo, che negli anni ha saputo costruire una realtà che nessuno avrebbe minimamente immaginato. E con lui Maurizio Costanzi, competente e lungimirante responsabile del settore giovanile che, proprio assieme a Sartori, guarda caso, sta facendo ora le fortune dell’Atalanta.
La decisione del CONI infligge in questo momento un fendente mortale allo sport veronese che perde una delle sue tre squadre professionistiche, realtà più unica che rara. A sancire la mancata iscrizione un problema legato all’impossibilità di una rateizzazione del debito verso l’Agenzia delle Entrate, nell’ambito di una situazione finanziaria che a quanto si è letto, non era più florida, o forse sostenibile, come negli anni passati, frutto di una gestione economico, finanziaria e sportiva, diventata con il passare del tempo sempre meno virtuosa, probabilmente proprio quando si pensò di poter andare avanti anche senza il prezioso supporto di un uomo del calibro di Giovanni Sartori.
Ma tant’è, il dado oramai è tratto e piangere sul latte versato è inutile. Ora, prima di metterci definitivamente una pietra sopra, rimane il ricorso al Tar del Lazio, ma l’impressione è che la cosa serva solo a rendere ancora più pesante questa terribile e snervante agonia. Con ogni probabilità si dovrà ripartire dalle categorie inferiori – si parla addirittura dell’Eccellenza – in quanto l’eventuale ripartenza dalla serie D è riservata solo alle città dove esiste una sola squadra professionistica. Ma questo, purtroppo, a Verona non è possibile, essendoci già l’Hellas in serie A e la Virtus in C. La favola, in attesa del pronunciamento del Tar, finisce qui, probabilmente nel peggiore dei modi.