Un tipo di lotta che si perde nella notte dei tempi delle isole Canarie


Di Stefania Lando Presidente Panathlon Chioggia
Non è cosi comune trovare come regalo, sotto l’albero di Natale, un viaggio con destinazione a piacere; ed è così toccante e gratificante se a regalarlo è tuo figlio, panathleta come il padre e come la madre.
Dopo molte ricerche e valutazioni, con mio marito Carlo e nostro figlio Gianmarco, individuiamo durante le festività, una location che rispondesse ad alcune caratteristiche fondamentali, idonee per cinque giorni di soggiorno, nei quali poter fare escursioni e movimento, ampliare le proprie conoscenze culturali, sociali e culinarie, il tutto magari a temperature molto, molto miti.
Dal “cilindro del web esce” Fuerteventura, il cui nome significa “forte vento”, isola dell’arcipelago delle Canarie, che ancora non conoscevamo.
Da là, da quel luogo splendido, siamo rientrati alcuni giorni fa e devo dire che, da subito, ci sono mancate le lunghissime camminate a passo veloce, come pure le lunghe passeggiate su spiagge di sabbia bianchissima, dorata, cinerina, alcune di ciottoli lavici, piccoli o grandi.
Mancavano molto anche le escursioni in altezza, rese piacevoli dal vento fresco, che non raffreddava i 22/23 gradi diurni, anzi, rendeva confortevoli le salite e il raggiungimento della cima di molti rilievi vulcanici medio-bassi.
Certamente, da “buoni italiani”, una volta arrivati a Fuerteventura, abbiamo chiesto informazioni sulla cucina in generale e in modo particolare, sulle location tipiche della ristorazione nell’isola, dove gustare la vera cucina canaria, frequentate dai Canari.
E’ stato un italiano a raccomandarci di andare assolutamente al Grill “El Luchador”, ritenuto dai Canari, il più tradizionale dell’isola. Questo ristorante non si trova vicino a luoghi frequentati dai turisti, nemmeno nella zona di passaggio dei flussi turistici, ragion per cui la clientela è quasi totalmente Canara.
Nella Valles de Ortega, a conduzione familiare, specializzato in carni alla griglia e piatti tipici locali, ci siamo deliziati, immergendoci nei sapori e autenticità della cucina delle Canarie, nella gentilezza e disponibilità dei titolari e nella simpatia di una ragazza italiana, Katia, che vive là e lavora nel Ristorante da qualche anno.
E’ stata lei che rispondendo alle nostre domande, ci ha spiegato che il nome del ristorante “EL LUCHADOR” sta per “IL LOTTATORE”, nel vero senso della parola, in quanto da tre generazioni, i titolari del Ristorante sono Campioni dell’antica LOTTA CANARIA, ovvero la LUCHA CANARIA e ci ha fatto notare che, nella sala accanto erano appesi al muro tre quadri con le foto dei tre titolari del ristorante, padre, figlio e nipote, tutti Campioni di Lotta.
Ci ha fatto notare anche che, nella sala più grande, erano appesi al muro oltre una ventina di quadretti raffiguranti tutte le mosse di questa originaria lotta, uno sport antichissimo, ancora molto in voga in tutto l’arcipelago delle isole Canarie, di cui non conoscevo l’esistenza: il mio secondo regalo sotto l’albero!
Katia, gentilmente ci ha spiegato che la lotta Canaria ha origini “guance” e Guanci è il nome dei primi abitanti delle Canarie.

Altrettanto gentilmente, accogliendo la mia richiesta, mi ha presentato il giovane Agustin Matoso, titolare del ristorante insieme al padre, nonché rappresentante della terza generazione di campioni, con il quale ho voluto immortalare, con una bella foto insieme, la conoscenza di questo Sport.
E’ stato in quel momento che ho potuto spiegargli cos’è il Panathlon,che non conoscevae sono certa che sarà ben felice e sorpreso, che proprio il Panathlon possa dare rilevanza al suo amato sport, ancora oggi praticato in tutte le isole Canarie, che richiama i valori fondamentali di forza, nobiltà, coraggio e fair play.
Dal suo profilo Facebook, si evince che Agustin, non solo promuove questo sport nelle scuole, insegnando le basi e i rudimenti di questa disciplina ai più piccoli, ma partecipa anche, coinvolto in prima persona, a progetti di lotta inclusiva per persone con disabilità.
Considerando che l’attività di questo sport si svolge nel corso di tutto l’anno, molti comuni dell’arcipelago sono dotati di Palazzetti dello Sport, all’interno dei quali si trovano i campi di lotta, detti Terreros, utili ad ospitare unicamente le competizioni di questo tipo di lotta tradizionale e dove i lottatori si esibiscono in veri e propri spettacoli di forza e abilità, in cui spesso e volentieri l’agilità si può rivelare addirittura più importante della prestanza fisica.
Trattandosi di uno sport molto in voga tra gli uomini, come tra le donne, gli incontri più importanti vengono trasmessi in televisione, durante tutto l’arco dell’anno.

Interessante inoltre è ricordare che per questa disciplina non ci sono categorie di peso; possono infatti essere messi a confronto lottatori che hanno cinquanta (e più), chili di differenza fra loro. Gli incontri si disputano su una base di sabbia delimitata da un doppio cerchio in gesso. Gli atleti sono scalzi e vestiti con una camiciola e dei pantaloncini corti di materiale tessile molto forte, in modo che questi possano superare le sollecitazioni a cui vengono sottoposti senza strapparsi. Si parte da una posizione ordinata dall’arbitro unico, piegati in avanti, testa contro testa. Una mano va a prendere il pantaloncino dell’avversario e l’altra rimane libera. I lottatori combattono praticamente solo all’impiedi e per ottenere la vittoria è sufficiente che l’avversario tocchi la sabbia con qualsiasi parte del corpo. Ginocchia, mani, gomiti, fianchi, schiena, testa: tutto il corpo, eccetto ovviamente i piedi, una volta che poggia a terra una delle sue parti, regala l’unico punto necessario a vincere il match.
Questo, anche se da combattimento, non è uno sport individuale: si gareggia per la squadra, che nella categoria senior è composta da dodici luchadores.
Ognuno incontra tutti gli altri avversari della squadra opposta (di varie misure e pesi) e alla fine si va alla conta di chi ha fatto più punti.
Il lottatore che vince aiuta lo sconfitto a rialzarsi e poi, dopo questo bel gesto di fair play, gira tra il pubblico a prendersi le ovazioni di giubilo…e in qualche caso, anche delle monete che vengono elargite in segno di profonda ammirazione.
Lo sport “Lucha Canaria”, viene praticato anche in Venezuela e a Cuba, grazie alla diffusione ad opera degli emigranti Canari.
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