

Di Alessandra Rutili – Redazione Nazionale Panathlon Verona 1954
Gesti eclatanti per farsi ascoltare. Uno striscione, semplice e chiaro appare in Via Campania a Roma, sede dell’A.I.A. Poche parole, ma pesanti; rispetto e professionalità. Quello che si esige da tutti, che si va sbandierando in continuazione. Ci vuole il rispetto delle regole, servono le competenze. Donne e uomini che rendano migliore il nostro Paese, qualsiasi sia il ruolo che hanno nella società. Colpisce che questo “grido” venga dal mondo arbitrale. www.storieesport ha riportato, nei giorni scorsi, la protesta dei fischietti che, attraverso il loro sindacato hanno scritto anche a Gravina e all’Aia. A guidare la protesta è il coordinamento nazionale arbitri SLC-CGIL, ( Sezione lavoratori della comunicazione) decisi a far valere diritti che molti danno per scontati. I più pensano che i direttori di gara di ogni disciplina sportiva abbiano rimborsi faraonici, o coperture assicurative, che, come i grandi big dello sport, godano di privilegi importanti. La realtà dei fatti è ben diversa. Chi permette che le gare si svolgano nel rispetto del regolamento e delle regole vorrebbe semplicemente ciò che ogni lavoratore dovrebbe avere riconosciuto. Qualche esempio? Rimborsi chilometrici adeguati alle tabelle ACI o il superamento del contratto di collaborazione sportiva. Ed ancora, ammortizzatori sociali ed assicurazione sanitaria. Ma come possiamo pensare che dei giovani ragazzi decidano di dedicare il loro tempo senza avere delle garanzie minime? Ma l’arbitro, protagonista del gioco, perché è il meno pagato e tutelato nel grande movimento economico dello Sport? Uno striscione è solo un modo per manifestare un disagio che da anni agita i fischietti. E’ un modo per chiedere di essere ascoltati. Se si continuasse a far finta di nulla, che i diritti dei lavoratori non contino, cosa potrebbe succedere? Chissà, forse il calcio si potrebbe fermare. Attendiamo allora che qualcuno si sieda a parlare, che ascolti e trovi delle soluzioni per impedire che la pazienza di chi viene insultato, bistrattato e spesso offeso, non finisca. Uno striscione non è solo una manifestazione di dissenso è un’opportunità per quanti non hanno mai fatto quello che sapevano si doveva fare. Il rispetto e la professionalità passano anche per la dignità dei lavoratori. Non lo proclama anche la nostra Costituzione?