
Per dire addio a questo mondo ha scelto una domenica. Era in fondo la sua giornata. L’ha fatto in silenzio, in maniera composta e misurata, mentre i titoli di coda scorrevano lentamente sulla sue ultime ore. Un congedo in linea con lo stile del personaggio, quello di Carlo Sassi. l’inventore della moviola, lo strumento progenitore del VAR, che segnò la prima svolta del calcio in TV. Per capire la dimensione storica del personaggio i più giovani, distratti dai social – diventati ormai contenitori di faziosità, di insulti, di frivolezze e di tutte le teorie più bizzarre- dovranno sfogliare le enciclopedie. Chi, come noi, ha invece qualche capello bianco, può ricordare Carlo attraverso gli strumenti della testimonianza e della frequentazione professionale. E questa, lo assicuro, è una fortuna. Pochi sanno per esempio della sua esperienza da calciatore, prima di essere assunto in Rai, alla sede di Milano in Corso Sempione, nel 1960. Erano i tempi del miracolo economico. L’Europa era quella della guerra fredda e del muro di Berlino, ma una Italia felice e piena di inventiva si appassionava alle canzoni di Sanremo e viveva le sue domeniche in due fasi : attaccata alla radio nel pomeriggio per ascoltare “Tutto il calcio minuto per minuto”, poi la sera si radunava davanti alla Tv (immagini ancora in bianco e nero) per un rito sacro al quale milioni di persone non rinunciavano mai.: quello della Domenica sportiva. Il suo colpo di genio arrivò più tardi nel 1967, quando in tandem con un tecnico molto bravo come Heron Vitaletti (che aveva alle spalle una felice esperienza di montatore cinematografico) Sassi pensò che sarebbe stato opportuno valorizzare gesti spettacolari, chiarire episodi curiosi o controversi, con l’uso delle immagini al rallentatore o del “fermo-immagine”. Il ventidue ottobre di quel 1967 la moviola viene utilizzata per analizzare il gol-non gol di Gianni Rivera nel derby tra Milan e Inter finito con il punteggio di 1 a 1. Arriva la dimostrazione : il pallone non aveva superato la linea bianca, dunque non era gol. Altro episodio del quale si parla da una vita è quello avvenuto a Torino il 10 maggio del 1981 in occasione di Juventus-Roma, gara decisiva per lo scudetto. Turone segna di testa ma il guardalinee Sancini richiama l’attenzione dell’arbitro Bergamo segnalando un fuorigioco . rete annullata tra mille contestazioni. Sassi, viviseziona tutto alla moviola e conclude che la telecamera può “falsare la prospettiva”: Per lui il fuorigioco c’era anche se millimetrico. Il mistero, tuttavia è rimasto. Alla storia della moviola appartiene anche uno splendido siparietto che risale al 20 febbraio del 1972. In studio con Bruno Pizzul e Vitaletti c’è ospite il Re degli arbitri Concetto Lo Bello, che nel pomeriggio ha diretto Juventus-Milan, gara crocevia per lo scudetto finita anche questa sull’uno a uno. Dopo aver osservato le immagini proposte da Sassi, Lo Bello ammette di aver sbagliato una decisione determinante ai fini del risultato. Era da rigore la spinta di in area di Morini ai danni di Albertino Bigon e dirà : in questo caso il giocatore è stato più di me e sono stato ingannato”. Fu uno scoop : per la prima volta un direttore ammetteva un abbaglio in diretta Tv. La Moviola era dunque diventata la “Cassazione” che troncava quasi tutte le discussioni. Ma Carlo Sassi è stato anche altro : Ha fatto parte della “squadra” di “Quelli che il calcio” affiancando Marino Bartoletti e Fabio Fazio dal 1993 al 2001, ed era un appassionato di musica e di motori. Per diversi anni, fino al 2019, ci siamo sempre dati appuntamento al Rally della stampa organizzato dal collega Ercole Spallanzani.sulle strade dell’Emilia Romagna. Partenza da Reggio Emilia e ultima tappa a Bellaria Marina.L’ho sempre visto attento ai percorsi ed alle prove cronometrate. A tavola non mancavano mai le chiacchierate in pieno relax con altri colleghi prestigiosi come Giorgio Martino, Filippo Anastasi, Beppe Tassi, Emanuele Dotto, Luigi Ioele, Pier Paolo Cattozzi. E’ già al vaglio una proposta dell’ex presidente del Circolo della Stampa di Milano Giuseppe Gallizzi : intitolare a Carlo il centro Var di Lissone. Non è il caso di metterla ai voti. Ha incarnato lui il Var ante litteram. Oggi forse la struttura non ci sarebbe senza quella intuizione di quasi sessant’anni fa.
Tonino Raffa




