
di Mirko Rimessi – Redazione Naionaale Panathlon Ferraara
Uno Sport che nella cronaca viene troppo spesso “confuso” e dove le sue storie migliori vengono oscurate da gossip e polemiche, ci regala questa settimana il lieto fine della favola agonistica di uno dei più grandi ciclisti italiani di sempre, Elia Viviani.
Campione Olimpico, ma meno di quanto avrebbe meritato di essere, complice una scure assurda sulle medaglie che sembra aver deciso di abbattersi solo sul ciclismo su pista, inizia quella che già sapeva essere la sua ultima stagione agonistica senza contratto, per poi accasarsi alla Lotto.
Il 10 ottobre la notizia del ritiro, il 15 la gara di “casa”, il Giro del Veneto, che voleva abbassare i riflettori su questo atleta straordinario, a grande ragione alfiere azzurro ai Giochi di Tokyo, l’ultima prova “su strada”. Quasi a voler velare quello che doveva essere il suo ultimo ballo. A togliere, se mai ce ne fosse stato bisogno, ogni ansia da risultato nel viaggio per Santiago del Cile, a far credere a tutti che lo attendesse il “red carpet” al mondiale su pista, la sua adorata pista, che lo ha visto protagonista per metà carriera.
Ma gli amori e le favole, si sa, “fanno dei giri immensi e poi ritornano”. Tornano a 36, riportando il veronese, tre anni dopo, sul gradino più alto del Mondo nella prova ad eliminazione. Altroché nascondersi. Elia aveva un bel copione in testa, “come nelle favole”.




