–di Fabrizio Pasquali–
Apriamo questo 1960 fornendo alcune notizie su Colin Chapman e la Lotus, la sua creatura, perché ormai tale marchio, apparso in F.1 nel 1958 col modello T 16, nel giro di un paio d’anni diviene il Team alternativo a Cooper, testimonianza di uno sviluppo tecnico eccezionalmente rapido.
E sì che Chapman partiva da un assunto apparentemente schematico quanto ovvio: la semplicità, il peso minimo, l’aerodinamica.
Ma questi concetti (fatto salvo il primo) sono patrimonio della nostra cultura attuale, molto meno presenti invece in quella del tempo.
Lotus avrà fra l’altro i migliori piloti, a partire da Moss (sempre in cerca del nuovo) che cederà il testimone a Jim Clark, il fenomeno di cui sentiremo parlare a lungo e che rimarrà sempre fedele a tale Casa.
Solo per curiosità anticipiamo alcune soluzioni Lotus apparse nel corso delle stagioni agonistiche: telaio monoscocca, motore portante, radiatori a fianco del pilota, freni anteriori all’interno del telaio fino ad arrivare alla concezione, realizzata per la prima volta, dell’effetto suolo.
Per un Costruttore prematuramente scomparso a soli 54 anni c’è veramente di che stupirsi e cogliere l’occasione per onorarne la memoria con somma gratitudine.
Dopo questo ricordo, che rappresenta sempre qualcosa di toccante per l’appassionato di motori, vediamo gli schieramenti dell’anno, ricordando fra l’altro che è l’ultimo con F.1 di 2500 cc.
Lotus con Moss, Ireland e Piper (a seguito dell’incidente occorso a Moss di cui tratteremo in seguito, vi sarà il debutto in F.1 di Clark e Surtees); Cooper con Brabham, McLaren, Brooks e Gendebien (squadrone da battere); Ferrari (che ad inizio anno corre ancora con la vecchia Dino 246 a motore anteriore) con P.Hill, Ginther e von Trips; B.R.M. con G.Hill e Bonnier.
Solita “ouverture” argentina vinta da McLaren alla maniera di Fangio: aspetta nel crogiolo della gara che cedano i motori degli avversari più temibili, dimostrando quelle doti di grande intenditore di meccanica che lo porteranno alla creazione della notissima Casa che tuttora porta il suo nome.
Moss, appiedato, è schiumante di rabbia e, dimenticandosi del regolamento mutato (non vengono attribuiti punti a chi si alterna sulla medesima vettura), ferma Trintignant per arrivare al traguardo dove viene, giustamente questa volta, ancora una volta beffato.
“Sir Stirling” si rifarà però a Montecarlo, con McLaren secondo ad incalzarlo (ricordiamo in tale gara il debutto del prototipo di Ferrari a motore posteriore, sesta con Ginther).
Ed il Campione del Mondo dov’è finito? Come un coniglio appare improvvisamente dal cappello e, da zero punti, con cinque vittorie consecutive (Olanda, Belgio, Francia, G.Bretagna e Portogallo) è già iridato per la seconda volta: “chapeaux” a “Black Jack” !
Da ricordare i vani tentativi di McLaren, quasi sempre a podio, di contrastarne il passo ed il brutto incidente occorso a Moss (G.P. del Belgio) che gli farà svanire per l’ennesima volta la possibilità di aspirare all’iride.
Vittoria (platonica) a Monza di P.Hill in gran parata con tutte le Ferrari possibili a disposizione a seguito del “forfait” degli Inglesi a protestare per l’alta pericolosità dell’anello esterno ( usato all’epoca, fuso col tradizionale circuito, ad anticipare l’attuale conformazione di Indianapolis F.1).
L’unica vittoria della stagione arride a Moss negli U.S.A , a Riverside, davanti ad Ireland, McLaren ed ancora Brabham.
CLASSIFICA Piloti: 1. Brabham; 2. McLaren; 3. Moss; 4. Ireland; 5. Phil Hill
CLASSIFICA Costruttori: 1. Cooper-Climax; 2. Lotus; 3. Ferrari; 4. Cooper-Maserati; 5. Cooper-Castello
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