Di Enrique Omar Sivori ne sono da sempre innamorato, così quando il nostro Schillirò mi ha proposto l’articolo sul mio idolo ho detto subito di sì, pensando anche ai fortunati della mia generazione che, come me, hanno potuto godere la vista delle sue giocate fatte da indimenticabili funambolici e spesso irridenti dribbling che restano scolpiti indelebilmente nella nostra memoria. Di lui conservo tre momenti: il primo a Modena contro i “Canarini”, quando Omar s’impadronisce della pelota nei pressi dell’area di rigore bianconera inanellando una serie di tunnel, uno dietro l’altro, per arrivare in quella avversaria. Inimmaginabile oggi; la seconda a Bologna allorquando una palla piovuta dal cielo vede Omar attorniato da quattro giannizzeri che saltano contemporaneamente a lui. Nella ricaduta i quattro si aprono come un fiore che sta sbocciando per fare uscire “El Cabezon” con il pallone incollato al suo funambolico mancino; la terza prodezza a Bergamo contro l’Atalanta quando segnò un magistrale goal direttamente dal calcio d’angolo. E poi il piacere di vederlo piroettare con quei calzettoni abbassati sfidando i malcapitati avversari è il frame che tiene vivo il suo ricordo. Grazie Omar. Grazie Francesco. Massimo Rosa/Direttore
Genio del calcio con la Zebra nel cuore
di Francesco Schillirò
Molto si è scritto e detto su Omar Sivori e sulla sua permanenza in Italia.
Amato a Napoli dove veniva definito il “Re del San Paolo”, ha avuto rispetto dei tifosi, ma non è mai riuscito ad avere quel trasporto affettivo verso la maglia come con la Juventus.
Forse, se fosse rimasto a Torino, la sua carriera in Italia non si sarebbe fermata.
La maglia a strisce gli è sempre rimasta nel cuore e quando per vacanza tornava in Italia, si vedeva fare footing con la maglia della Juve.
Voleva sempre imporre il suo “ego” e la sua bravura e spavalderia, con un gioco imprevedibile, fantasioso, basato su brucianti dribbling e slalom che alcune volte mettevano alla “berlina” gli avversari, infatti diceva:” C’era il desiderio di fare qualcosa speciale, di giocare con gli avversari. Per cui giocavo con i calzettoni abbassati per far vedere che non avevo paura; c’erano i tunnel, i dribbling, tutto quello che si poteva fare per innervosire i rivali. Io poi sentivo moltissimo il pubblico”.
Quando gli veniva chiesto, dopo aver appeso le scarpette al chiodo, quali fossero i suoi punti di forza, in modo stringato rispondeva: “Il mio gioco si basava sull’abilità “.
Simpatico è un aneddoto raccontato da Gian Paolo Ormezzano nel suo libro:” Non dite a mia mamma che faccio il giornalista sportivo (lei mi crede scippatore di vecchiette),” dove racconta un incontro a Buenos Aires durante il sorteggio per il mondiale in Argentina del 1978, con Bearzot e successiva cena con Sivori ed Orsi.
Sivori sapendo che ci sarebbe stato Bearzot, disse” Nei: derby a Torino, in campo non mi ha mai visto, così può vedermi finalmente bene”.
Il, successivo sviluppo della serata ha fatto onore alle caratteristiche del “Personaggio” con l’arroganza del “lei non sa chi sono io”.
Purtroppo gli altri contendenti erano poliziotti di Videla e Bearzot preoccupato invitò Ormezzano a sedarlo dicendo:” Tu hai con lui più confidenza di me, cerca di calmarlo, sennò esplode di nervi e ci fa ammazzare tutti”.
Nonostante questo carattere focoso, nel riconoscere “onore al merito”, dobbiamo ricordare che nel 1961 ha vinto il “pallone d’oro “e occupa il 36* posto nella Classifica dei migliori calciatori del XX secolo.
Dobbiamo anche rammentare che il San Paolo ha avuto due “Re” entrami Argentini e spesso veniva chiesto a Sivori, specialmente dai partenopei, chi fosse il più forte tra lui e Maradona.
Riportiamo quanto affermava: “Quando si arriva ad un certo livello è inutile dire chi è stato migliore. Non si può dire che Maradona sia stato meglio di Pelè o che Di Stefano sia stato meglio di Cruyff. Si può però parlare di chi ci ha fatto divertire di più. E nella mia vita il giocatore che mi ha fatto più divertire è stato proprio Maradona”.
Noi, senza possibilità di smentite, avendolo visto giocare, possiamo dire che Sivori è stato uno dei migliori mancini del nostro campionato, che, con Boniperti e Charles ha costituito un portentoso trio d’attacco.
Alla Juve è rimasto per 8 campionati e il suo palmarés si è arricchito di 3 scudetti,3 Coppe Italia, segnando 167 gol in 253 partite.
P.S. Guardate i suoi diversi video su Youtube
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