-di Valerio Rosa–
Il sogno dei pallavolisti e degli appassionati di volley italiani in questi giorni è quello di portare in Italia la finale della Champions League. C’è infatti una possibilità che lo stesso Massimo Righi, presidente della Lega Pallavolo Serie A, ha confermato scatenando una serie di reazioni positive dal mondo dello sport e anche da quello politico. La possibilità di avere le SuperFinals che dal 2019 vedono affrontarsi insieme le squadre maschili e femminili darebbero nuova linfa al movimento. L’idea è nata dopo la rinuncia di Berlino che aveva ospitato l’edizione di due anni fa, quella in cui trionfò la Lube Cucine Civitanova Marche. E proprio Civitanova, grande favorita per il successo continentale, si sarebbe offerta di ospitare questo evento dal richiamo internazionale.
La Lube Civitanova si sta giocando l’accesso alle finali assieme alle altre due italiane Perugia e Trento e di certo dovrò vedersela con le formazioni russe Kemerovo e Zenit Kazan che possono avere ambizioni per l’ultimo atto in programma il primo maggio. Ma non solo la città di Civitanova si sarebbe fatta avanti per ospitare la finale di Champions, anzi Bologna sembrerebbe in pole perchè più volte l’Unipol Arena di Casalecchio di Reno è stata scelta come teatro di manifestazioni pallavolistiche e ospiterà anche la prossima Final Four di Coppa Italia.
Prima della pandemia la Cev chiedeva un impegno economico al Paese ospitante, il Fee, pari ad un milione di euro e imponeva regole molto strette relativamente gli sponsor nazionali. Adesso tutto è diverso. Avere le finali in Italia, dopo tre anni dall’edizione di Roma, sarebbe importante per il movimento, anche se farle proprio quest’anno risulterebbe beffardo per i tifosi. A maggio infatti, il Covid-19 sarà ancora ben presente e potrebbe costringere a giocare a porte chiuse.
Un anno fa la pandemia ha addirittura cancellato le fasi finali della Champions con la Lube che sognava il bis mai riuscitole ed è evidente che le finali del primo maggio 2021 avranno un rapporto costi/ricavi decisamente diverso rispetto al 2019.“Organizzare una finale così sarebbe un grande onore un segnale bellissimo –ha ammesso Massimo Righi -. Certo, senza pubblico, con il title sponsor che è quello della Cev e i diritti tv già ceduti, bisogna lavorare per trovare margini di intervento. I costi di organizzazione si aggirano attorno ai 250-300.000 euro ma le variabili sono molte a cominciare dall’impianto in cui verrà ospitato. Senza pubblico si può pensare di ospitare la finale in un impianto gestito da una delle nostre società (Civitanova, Monza, Modena hanno questo profilo ma mancano di alcune strutture richieste dalla Cev come la seconda palestra per riscaldarsi, ndr) ma se c’è una chance di avere una presenza anche del 20-30% allora bisogna impegnare un impianto più grande come Bologna, Torino o Roma. Ma prima dell’impianto bisogna assicurarci la copertura economica che di questi tempi non è certamente facile. La Cev sul fee ha dimostrato disponibilità di arrivare a un accordo ma senza incassi da botteghino non basta. Comunque noi siamo entusiasti al pensiero di organizzare un evento di una tale portata e stiamo facendo di tutto. Certo, poi magari salta fuori una Russia che può spendere certe cifre senza problemi e salta il banco. Ma penso che la Cev debba considerare di questi tempi anche l’importanza del contesto».