Claudio Rinaldi e il Brera del Mundial di Spagna
Un libro di raffinata fattura editato dalla Regione Lombardia- La prefazione di Stefano Bruno Galli
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di Adalberto Scemma/Redazione Panathlon G.Brera UniVr Area1 Vneto Trentino/AA
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Basta il titolo, “Il miracolo di Eupalla”, a richiamare alla memoria (cervello e cuore) l’irripetibile saga di Gianni Brera. È un libro di raffinata fattura che rievoca quasi in forma di diario la vittoria del nostro calcio al Mundial di Spagna 82. La Regione Lombardia lo ha editato affidandone la cura a Claudio Rinaldi, che di Brera è stato il biografo più acuto e documentato.
Quel Mondiale fu l’ultimo a certificare il trionfo della carta stampata, con il milione e 695.966 copie vendute dal Corriere dello Sport-Stadio (record insuperabile) ma soprattutto con la presenza in tribuna stampa di autentiche leggende della letteratura sportiva: Gianni Brera per “La Repubblica”, appunto, Mario Soldati per il “Corriere della Sera”, Giovanni Arpino per “Il Giornale” e Oreste del Buono per “La Stampa”. Da allora in poi il declino inarrestabile dei quotidiani, scavalcati-soppiantati-vanificati da forme di comunicazione più dirette anche se (molto) meno autorevoli, un panorama che prevede l’integrazione (anzi: la contaminazione!) sempre più serrata tra physical e digital, tra mondo reale e mondo enfatizzato dai social.
“Il miracolo di Eupalla” è una lettura da tuffo al cuore per chi conosce i meandri fatati della nostalgia. Perché non c’è nulla di più affascinante della parola scritta, quando è scandita con sapienza, a ridare vita alle emozioni. Brera ne è stato il magister summus e sono proprio le corrispondenze per La Repubblica a ingigantirne il pathos. Perché un conto è rivedere i filmati di quel Mondiale, ormai fissati nella memoria visiva (l’urlo di Tardelli, il fulmine irato di Pablito, la parata-shock di Zoff), altro è scivolare con il ricordo a filo diretto con i particolari irripetibili della narrazione.
Claudio Rinaldi ha saputo cogliere, assemblando “Il miracolo di Eupalla”, un aspetto che il lettore d’annata ha avuto subito caro: l’esigenza di riproporre con certosina aderenza cronistica la “storia di tante storie”, l’ingresso di Brera nel Sancta Sanctorum de “La Repubblica”, l’impatto con i pupilli Sconcerti, Mura, Audisio e Smorto, il racconto concitato delle vigilie fino agli aneddoti sul Soldati sempiterno scroccone o sul bilioso Beha . La lettura si snoda caracollando e la selezione degli articoli agevola un ritmo che non conosce flessioni.
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Di rilievo anche la prefazione di Stefano Bruno Galli, assessore alla cultura della Regione Lombardia, docente di scienze politiche alla Statale di Milano e lombardista doc, forse anche per questo sensibile alle istanze breriane. Proprio Galli, non a caso, ha colto nelle scelte mai casuali di Rinaldi la capacità di riportarci con naturalezza indietro negli anni. “È come salire – scrive – sulla macchina del tempo per lasciarsi catturare dalle emozioni che trasudano da ogni pagina. Claudio Rinaldi ci prende per mano e ci guida dentro il personaggio Brera, intrecciando la sua attività giornalistica di inviato ai Mondiali spagnoli dell’82 con gli episodi della sua vita professionale e quotidiana, quella concretamente vissuta”.
“Il miracolo di Eupalla” è uscito in coincidenza del trentennale della scomparsa di Brera accompagnando in questo la presenza in libreria di “Per Gianni Brera l’Arcimatto”, un volume di studi, documenti, saggi e memorie che ho curato con Alberto Brambilla per la collana “La coda del drago”. Lo scrivo mentre mi appresto proprio con Claudio Rinaldi e con Raffaele Pompili coautori del libro – ma ci sarà anche Piero Faltoni – a celebrare oggi alla Palazzina Medica di Fiuggi (ore 18) il ricordo di Brera. Condurrà l’incontro Maria Vittoria Necci (che leggerà anche brani tratti dal libro) con Pierluigi Barberio.