La celebre foto di Carlo Martini
di Tonino Raffa – Redazione Reggio Calabria Area8 Puglia Calabria Basilicata
PILLOLE DI STORIA
Dicono i saggi che a volte basta un gesto, un semplice gesto, per entrare nella leggenda. Cade in questa giornata una data scolpita nell’immaginario collettivo : sei luglio del 1952, settantuno anni fa. Al tour de France i ciclisti sono impegnati a scalare i tornanti del colle del Galibier. E’ il giorno in cui si verifica un episodio al quale ciascuno di noi avrebbe pagato di tasca propria per assistere. Il fotografo della “Gazzetta dello sport” Carlo Martini, immortala l’attimo in cui avviene lo scambio della borraccia tra i due acerrimi rivali : Fausto Coppi e Gino Bartali. Quello scatto non è mai sceso dalla giostra della memoria ed è finito sui libri di storia. Non si intuisce chi è che passa la borraccia all’altro e, se da un lato questo divide i tifosi dei due protagonisti, dall’altro trasforma quella foto nel simbolo di un’Italia divisa ma unita nel desiderio di ritrovare aggregazione puntando sul comune denominatore di valori universali. Come dire che la rivalità sportiva in corsa a volte denegera, ma, al di là della competizione, si trasforma poi in reciproco rispetto. Un campione esempio di sfortuna ma anche di immensa tenacia come Alex Zanardi, in una intervista di qualche anno fa, disse che l’eterna sfida tra Bartali e Coppi aveva riportato in alto l’orgoglio del nostro Paese, cominciando a restituirci un rispetto di cui avevamo bisogno. Dalla seconda guerra mondiale eravamo usciti male, trascinati verso l’abisso da Mussolini. Il Paese era distrutto non solo materialmente. Il conflitto aveva anche demolito la nostra reputazione, con tanti giovani strappati alle loro famiglie, mandati a combattere e mai più tornati. Eravamo umiliati e l’orizzonte aveva i colori della disperazione. A ricostruire la credibilità dell’Italia cominciò De Gasperi firmando gli accordi di Parigi del 1947. Poi seguì l’impegno di tanti connazionali che si rimboccarono le maniche per ridare a noi tutti una dignità di fronte agli occhi del mondo. Quegl’italiani vanno unificati nell’immagine di Bartali e Coppi. I nostri nonni, riuniti davanti al braciere, riempivano le serate con i racconti delle loro imprese. E ricordavano che quei due scalavano le montagne senza il cambio! Un particolare che solo oggi riusciamo a comprendere nella sua folle grandezza. Penso non sia sbagliato ricordare, a distanza di settantuno anni, che la rivalità li ha forse imprigionati, ma l’agonismo e il rispetto li hanno uniti. Come del resto vogliono le regole del fair play che sono alla base dello statuto del Panathlon. Un esempio ? Coppi restò per molto tempo al centro delle critiche per la sua nota storia d’amore con la “dama bianca”, Giulia Occhini. Bartali non azzardò mai un pettegolezzo per il giusto rispetto verso la vita privata dell’avversario. Gino (poi proclamato “Giusto tra le Nazioni” per aver salvato tante famiglie di ebrei durante la persecuzione nazista) me lo ribadì sul finire degli anni ottanta, in un incontro conviviale in occasione di una edizione della Corsa del sole, organizzata dallo Sporting Club di Mileto, dove lui abitualmente faceva da testimonial. a rivalità venne addolcita nel 1959 quando i due cantarono insieme da Mario Riva al “Musichiere” sulle note di “Come Pioveva” (“Ti ricordi quella volta che ti ho atteso al Saint Malo ;”Di memoria non ne ho molta , non ricordo proprio no”). Sempre in quell’anno, pochi mesi prima della prematura morte di Fausto, I due fenomeni trovarono un accordo per la stagione successiva, alla San Pellegrino. Con Coppi navigato capitano in corsa e Bartali, di cinque anni più anziano, reggente direttore sportivo in ammiraglia. Una idea sembrata crepuscolare, ma sicuramente lungimirante.
Vicende di sport e di cuore, immortali come loro. Se chiudiamo gli occhi ci accorgiamo che, settantuno anni dopo, quei due giganti pedalano ancora nella storia e rivivono con la forza del presente. Altri campioni sono passati più o meno velocemente. Bartali e Coppi restano, come due cavalieri che attraversano il tempo. Nel periodo in cui sui social divampano l’odio, il rancore, l’ignoranza, gli insulti e le calunnie, quella immagine dello scambio della borraccia, simbolo di una sfida leale tra galantuomini, ritorna di attualità. Andrebbe riproposta ai giovani come una luce vivissima in grado di illuminare il cammino della vita