–INTERVISTA di Francesco Schillirò–
A tutti è noto il suo impegno per l’arte e la cultura e la sua efficace opera nel recupero e nella trasformazione di un noto Circolo della Città (l’Artistico Politecnico).Oggi però ci preme da cosa è da dove nasce il suo legame con la Canottieri Napoli
La Canottieri Napoli, sappiamo bene, è uno dei prestigiosi circoli cittadini, molto attivo nel sostegno dell’attività sportiva. Ha ricevuto il “Collare d’Oro” del Coni, significativo riconoscimento al costante impegno in ben 105 anni. Numerose le discipline: canottaggio, motonautica, nuoto, pallanuoto, tennis triathlon, vela, ecc. Grande capacità nel produrre sempre atleti di alto livello. Sappiamo che negli anni un atleta del Circolo è stato sempre presente nelle competizioni olimpiche, le bacheche sono piene di coppe, medaglie e targhe conquistate in competizioni territoriali, italiane, europee e mondiali. Tutti risultati esaltanti, ma, la disciplina più sentita e di maggiore impegno resta sempre la pallanuoto, con il suo fascino ed i suoi problemi.
Cosa ne pensa della pallanuoto e dei suoi problemi, sempre più di difficile soluzione, non solo per i colori sociali a lei cari?
Va dato merito al corpo sociale di essere riuscito nel corso dei 105 anni a produrre tanti atleti e di tanto valore. . E’ una vera soddisfazione ed un vero orgoglio non solo per gli amministratori che si sono alternati, ma principalmente, per i Soci tutti veri “sponsor passionali”, ma anche e soprattutto per gli atleti che per i colori “giallo-Rossi, che con sacrificio personale e delle loro famiglie hanno conquistato tanti meriti sportivi.
La pallanuoto, come sport di squadra, ha un posto di particolare attenzione.
Perché?
Ha caratteristiche che la avvicinano allo sport più amato nel mondo: il calcio. La spinta emotiva del calcio si tramuta in migliaia di seguaci e sostenitori fisici e/o virtuali. Essa crea, quasi senza alcuna premeditazione, legami “viscerali” che, molto spesso, raggiungono il parossismo: un tifo sfrenato, esigente e a volte aggressivo, una specie di “guerra” territoriale che eccede i limiti sportivi e si estende a quelli umani, culturali, economici, politici, sociali e familiari. Ma! questa spinta emotiva nella pallanuoto, nonostante le somiglianze, non si genera e, da anni, si assiste ad un progressivo disinteresse ed abbandono da parte della società esterna e, cosa più grave, anche da parte dei soci che sono stati sempre i tradizionali ed unici “sponsor”. Le partite, tranne quelle stracittadine, non richiamano spettatori e il mantenimento delle squadre grava soltanto sulla gestione sociale. Si tratta di uscite prive di riscontri.
Chi ne paga le conseguenze?
La gestione generale del circolo che oggi, dati i tempi, le possibilità, le abitudini, le esigenze e la sparizione de “l’orgogliosa appartenenza”, non ha più la disponibilità finanziaria di sostenere una attività priva di “ritorni”. Il fenomeno non colpisce solo la mia amata Canottieri.
Napoli, nonostante i livelli economici del territorio, ha ben quattro squadre: due nella massima divisione (Canottieri e Posillipo) e due tra i cadetti (Acquachiara e Rari Nantes)? cosa ne pensa?
. Si tratta di squadre più che blasonate. Tutte e quattro, oggi, in difficoltà. Purtroppo non si tratta di una difficoltà circoscritta alla gestione della squadra ed alla sua presenza nei campionati. Ha iniziato la gloriosissima Rari Nantes, ricordiamo tutti il famoso “SetteBello”, a perdere i contatti con la massima divisione e aprire i propri spazi a imprenditori esterni. Ha proseguito l’Acquachiara ed ora la Canottieri, costretta a ridimensionare la compagine, ed il Posillipo, che ha dovuto sostituire l’allenatore, perché “fuori Budget”.
Ma la caduta verticale a cosa è dovuta?
Dal punto di vista economico, certamente alla totale mancanza di economicità delle gestioni: le spese effettuate per la costruzione, la gestione e la presenza delle squadre nel massimo campionato non sono assolutamente compensate dalle entrate. A fronte di tale impegno, difficilmente contenibile, troviamo, nella corrispondente voce di entrata somme insignificanti.
E allora, come vengono coperti i costi?
Attingendo il necessario dalla cassa sociale. Possiamo affermare che, considerando un corpo di 6/700 soci paganti, per un circolo cittadino, le entrate annuali provenienti dalle quote, siano di circa 1/1,3 milioni di €uro.
Può una tale entrata sopportare un costo di 7/800mila €uro per la sola pallanuoto?
Vengono meno le risorse finanziarie per le altre necessità del club (attività sportiva e/o sociale, personale, utenze, amministrazione, manutenzione, ristrutturazione, manifestazioni, servizi, ecc.).
Parecchi si domandano: ma prima? Erano più bravi i nostri predecessori? Hanno beneficiato di un andamento meno oppressivo? Ho hanno saputo gestire meglio?
La risposta non è poi tanto difficile. Erano tempi in cui i circoli rappresentavano l’unico possibilità di emersione dal familiare. . Ma, la fonte principale del mantenimento delle potenzialità finanziarie e gestionali proveniva dalla pratica del gioco delle carte, distrazione molto amata da uomini e donne, e molto redditizia.
Cosa servirebbe per tenere in piedi il tutto?
Un vera rivoluzione copernicana.
Ma è difficile che avvenga, almeno nel breve tempo. Nonostante questo, a mio avviso, inarrestabile processo, per quanto attiene alla pallanuoto, che è il cuore della sua domanda, si persevera con costanza e caparbietà a mantenere in piedi a Napoli ben quattro distinte squadre.
Perché
Nonostante l’assenza di risorse sufficienti e una pur modesta speranza di successo nelle competizioni, si persevera in una scelta anche dannosa. Gli Statuti parlano di attività sportiva dilettantistica, il che significa principalmente “costruire l’atleta”. Quanto maggiore è il numero di ragazzi interni che si è stati capaci di tramutare in campioni, tanto maggiore è il successo dell’immagine sportiva e sociale nel territorio e fuori da esso. Questa è la ragione d’essere dei circoli. E’ necessario mettere da parte il desiderio di primeggiare in città, in Italia non è possibile, e costruire insieme la “Napoli Pallanuoto”.
La “Napoli Pallanuoto” riuscirà a competere, con qualche speranza di successo, nella massima divisione?
Non è certo. La nuova compagine, però, rappresenterebbe l’intera Città e potrebbe più facilmente trovare sostegni finanziari da sponsor privati e/o istituzionali, con buona pace dei corpi social
Mi dica. Che farà Adriano Gaito nel prossimo futuro?
E’ la prima volta, nella storia della Città, ma credo anche in altre parti, che un “circolo” abbia avuto la capacità di trasformarsi in un concreto Centro di arte e cultura, ottenendo il riconoscimento delle Istituzioni. Sorto il 22 dicembre 1888 per iniziativa di un gruppo di artisti napoletani (E. Dalbono, F. Cortese, A. Mancini, F. Netti, V. Montefusco, T. Solari, V. Volpe) con il nome di “Società Napoletana degli Artisti”, sin dalla nascita si è posto come istituzione proiettata al sostegno e valorizzazione delle espressioni artistiche napoletane nel loro insieme: il gruppo sostituiva il singolo. Tramutata in circolo, è divenuto uno dei salotti culturali più significativi non limitati alla città, senza perdere la sua vocazione ed il suo sostegno all’arte meridionale. Numerosi i soci di valore di varia estrazione: Arti, Giornalismo, Letteratura, Poesia, Diritto, Medicina, Scienze, Politica, ecc. Assunta la presidenza e ravvisando anche una possibile crisi della istituzione “circolo”, intesa nel senso tradizionale del termine, ho subito avviato quanto necessario per recuperare l’originaria funzione e valorizzare il notevole patrimonio artistico e culturale in esso raccolto (Pinacoteca con 600 opere – pitture e sculture; Biblioteca con 5.500 volumi – partono dal 1600; Fototeca con 6.000 fotografie originarie ed autografate; Archivio Storico con oltre 20.000 reperti documentali; Arredi e Strumenti d’epoca). Quindi dal Circolo è rinata l’Associazione, mantenendo inalterato il nome tradizionale ed acquisendo la personalità giuridica. Dall’Associazione, nel maggio 2017, è nata l’attuale Fondazione, forma giuridica più idonea a preservare il patrimonio artistico, culturale, storico e sociale da una possibile dispersione futura. L’intero patrimonio è stato vincolato alla funzione di “testimonianza attiva verso le nuove generazioni”. La nuova Istituzione è stata dotata, con apposita donazione dei Fondatori, dei fondi necessari a perseguire gli obiettivi storici. In realtà, è una concreta donazione alla Città ed al Territorio della Campania. E’ un vero giacimento, fonte di documentazioni inedite sulla vita artistica e culturale, in particolare del periodo Liberty. E’ un dono alle nuove generazioni di cui sono orgoglioso. Per essere più attuali, penetranti nel tessuto sociale e più moderni, oltre al restyling dell’immagine interna ed esterna, abbiamo creato “MUSAP”, veicolo moderno e duttile all’utilizzo sui social e sul sito web. “MUSAP – Museo Artistico Politecnico”, con la sua dimensione espositiva polivalente e smart (Archivio Storico, Biblioteca, Fototeca, Opere d’arte pittoriche e scultoree, Strumenti ed arredi d’epoca) offre al visitatore la possibilità di un tuffo nel passato, nell’epoca della più alta fertilità artistica del popolo napoletano. Il mio futuro prossimo? E’ già ipotecato! Verrà speso, con impegno ed entusiasmo, nell’opera di consolidamento e affermazione di questa innovativa struttura museale polivalente collocata tra Palazzo Reale, la Galleria Umberto l, il Teatro San Carlo, la Basilica di San Francesco di Paola e, poco più in là, Castel Nuovo. La mia aspirazione? Trasmettere tale passione a lei e a tutti: amici, cittadini, studiosi, turisti, passanti, allievi.