IL MONDO PIANGE PELE’. IL PIU’ GRANDE DI TUTTI
Di Tonino Raffa – Redazione Reggio Calabria Area8 Puglia Calabria Molise
Anche le stelle avevano pregato per lui. Ma alla fine Pelé, il più grande di tutti i tempi, ci ha lasciati. Ha perso la partita più importante, quella per la vita, perché, pur essendo stato un extraterrestre, è vissuto tra noi terrestri. Nell’ora del dolore, che è universale, si può dire che il racconto della sua parabola sembra uscito da un libro di favole di Andersen. Nato a Tre Coraçoes, in una baraccopoli alla periferia dello Stato di Minas Gerais,, Pelé fin da bambino aveva iniziato a prendere a calci a piedi nudi una palla a stracci, sognando la gloria per battere la povertà. Qualche giorno prima della sua nascita c’era stato un evento straordinario : l’arrivo in paese dell’elettricità. Per solennizzare questo grande passo in avanti nella vita quotidiana, il padre Joao Ramos do Nascimento (modesto attaccante dell’Atletico di Baurù) decise di chiamare il nuovo arrivato Edison, in onore di Thomas Alva Edison, l’inventore della lampadina. Quel che è successo dopo è andato oltre i sogni. Pelé ha collezionato dappertutto amicizie con Sovrani e capi di Stato. Bagni di folla e città in delirio per lui in ogni angolo dei cinque Continenti. Per vederlo giocare veniva persino ordinato il cessate il fuoco nei Paesi in guerra. Le sue imprese sono finite in tutte le enciclopedie, hanno ispirato scrittori, poeti, sceneggiatori e grandi registi (straordinario il film “Fuga per la vittoria”, pellicola con la “perla nera” protagonista, firmata nel 1981 da John Huston).
Già i soli numeri potrebbero certificare la sua grandezza. E’ stato l’unico calciatore a vincere tre campionati del mondo (1958 in Svezia, 1962 in Cile, 1970 in Messico) ha segnato in carriera 1281 reti in 1363 partite, ha vinto 17 titoli nazionali con il Santos, in nazionale è andato in gol 77 volte in 92 gare. Ma non sono sufficienti queste cifre. la Fifa lo dichiarò a suo tempo “Patrimonio sportivo dell’umanità”, mentre il Brasile ne vietò il trasferimento in Europa con una legge dello Stato. Forse la migliore definizione migliore l’ha data Josè Altafini suo compagno in quella nazionale verde-oro che vinse il primo titolo iridato in Svezia : “Pelé da madre natura ha avuto tutto. lo scatto dell’attaccante, il palleggio del giocoliere, il colpo di testa, il tiro, la finta, la resistenza fisica”.
Se di lui è stato davvero scritto tutto , a questo punto può esserci spazio solo per i ricordi personali. Incontrai una prima volta Pelé al Palasport dell’Eur in occasione del sorteggio per i mondiali di Italia ’90. Era lì come uomo immagine della FIFA e come commentatore di “O Globo’ la prima rete televisiva del Brasile, Scambiammo qualche impressione sulla composizione del girone che interessava gli azzurri di Azeglio Vicini. Ma la vera intervista, o il vero “scoop”, arrivò ai mondiali del 1998 in Francia. Il team leader di Radio-Rai Ezio Luzzi, mi incaricò di seguire la cerimonia di proclamazione dei migliori giocatori di quella edizione, scelti da una giuria nominata dalla Fifa, Pelè era il “padrino” della Kermesse, Gli organizzatori avevano previsto solo venti interviste riservate alle prime venti TV che si erano prenotate la sera prima. Come inviato della Radio non avevo alcuna chance. Invece, dopo numerose insistenze riuscii ad infilarmi tra i colleghi della troupe di Rai sport, osservando che in Italia Radio e Televisione sono due testate della stessa azienda RAI.
Andò alla grande e la “perla nera” rispose a tutte le domande, dimostrando di conoscere perfettamente i vari Del Piero, Baggio, Vieri e di sapere tutto sul CT Cesare Maldini. Alla fine rimediai anche una bella foto ricordo con sua maestà. Conclusione : tornato in Redazione all’IBC di Parigi, riuscii a portare una intervista con Pelé per la Radio Italiana, nella giornata in cui nessuna Radio del mondo aveva parlato con Pelé!.
Giusto per dire che la vita di un inviato è fatta di interviste. Poi ci sono interviste che valgono una vita.
P:S.