E’ mancato nel 1989 a 36 anni in un incidente stradale in Polonia. Il calcio italiano e mondiale ha perso un punto di riferimento tecnico e umano. E’ stato uno straordinario interprete del ruolo di libero.


di Ludovico Malorgio – Redazione Nazlònale Panathlon Lecce
LECCE – Un video in circolazione su facebook ha riacceso la memoria di un grande campione del calcio italiano, Gaetano Scirea, storico libero della Juventus e della “Nazionale”, mancato a 36 anni in circostanze tragiche. In 14 anni con la maglia bianconera aveva disputato 552 partite, segnato 32 gol e vinto tutto: 7 scudetti, 1 Coppa dei Campioni, la Coppa delle Coppe e le Coppe Uefa e Intercontinentale. Ha indossato la maglia azzurra 78 volte (2 gol) ed è stato il capitano della Nazionale Italiana Campione del mondo del 1982. “Gaetano è stato il mio angelo custode – dice Fulvio Collovati, centromediano dei ‘Campioni dell’82, nel suo video – se commettevo qualche errore mi proteggeva. Fuori dal campo parlava poco, in campo tantissimo. Quando sento parlare di costruzione dal basso nel calcio attuale, mi viene da ridere. Andate a guardare il secondo gol della finale del ‘Mondiale 82” (Italia-Germania 3-1, Madrid 11 luglio 1982 ndr), nasce nell’area di rigore tedesca da un colpo di tacco di Scirea per Bergomi, che offre a Tardelli la palla del suo ormai storico gol. Ma quando mai nel calcio di oggi si vedono due difensori nell’area avversaria!>>.
LE ORIGINI – Gaetano Scirea era nato a Cernusco sul Naviglio il 25 maggio del 1953. Il padre Stefano era di origini siciliane, la madre lombarda. Era cresciuto calcisticamente nell’Atalanta da cui, nella stagione 1974/75, era passato alla Juventus, anche per effetto di rapporti privilegiati tra le due società. Numerosi campioni, giovani poi affermatisi nel calcio italiano ed internazionale, infatti, hanno compiuto lo stesso percorso. Per citare i più importanti, oltre al mitico Karl Ansen (1950) e allo stesso Scirea, Antonio Cabrini (1976), Domenico Marocchino (’79), Cesare Prandelli (’79), Alessio Tacchinardi (94), Paolo Montero e Cristian Vieri (’96), Filippo Inzagni (97). All’origine, il nostro campione era stato un centrocampista, un ruolo che gli permetteva di esaltare la sua eccezionale intelligenza tattica e la grande capacità nell’impostazione di gioco. Elegante nel tocco e nel possesso palla, con una eccezionale capacità di rilanciare l’azione, fu Carlo Parola, allenatore della Juventus nella stagione 1974/75, a cambiargli ruolo, in seguito ad un infortunio di Spinosi. Gaetano indossò la maglia di titolare nel ruolo di libero e non la lasciò mai più nella Juventus e in Nazionale.

IL RUOLO – Con il tedesco Franz Beckembauer e il nostro Franco Baresi, Gaetano Scirea è stato il più grande libero della storia del calcio mondiale. Considerando che l’evoluzione tattica del calcio moderno ha fatto scomparire questo ruolo o, comunque, lo ha modificato, riteniamo opportuno chiarire ai più giovani quali fossero i compiti, la posizione in campo e la funzione tattica del libero.
All’origine un difensore, libero da marcatura, veniva schierato dietro i compagni di reparto, con il compito di spazzare l’area di rigore, sanando in tal modo situazione rischiose per la squadra. Non a caso veniva chiamato ‘battitore libero’. In un secondo momento questo difensore iniziò ad avere anche compiti di impostazione da dietro.
Tatticamente fu considerata una importante innovazione e chiariamo perché. Nello storico schieramento delle squadre di calcio, oggi superato, il portiere era il vertice di una piramide (1-2-3-5) composta da 2 difensori davanti al portiere (terzini) , 3 giocatori a centrocampo (due mediani e un difensore centrale) e 5 attaccanti (2 ali, 2 mezze ali e un centravanti). La prima applicazione del libero in Italia viene attribuita al grande maestro di calcio Gipo Viani (1909/69, ottimo giocatore prima, poi allenatore di successo con Roma Bologna e con il Milan, che portò alla conquista della Coppa dei Campioni nel 1963. Viani introdusse per la prima volta il libero nella Salernitana, che nel 1947 conquistò la promozione in serie A. Negli anni successivi fu imitato da Nereo Rocco, altro storico allenatore italiano, ma il tecnico che ha dato dignità calcistica al ruolo di libero, esaltandone i compiti e l’importanza, riteniamo sia stato Helenio Herrera, il ‘mago’ che con la sua “Grande Inter”, negli anni ’60, vinse due scudetti (1964/65- 1965/66), 2 Coppe dei Campioni (1964 e 1965), 1 Coppa Intercontinentale. La squadra nerazzurra giocava, infatti, con Giacinto Facchetti, terzino offensivo a sinistra (fluidificante), un’attaccante di ripiego a destra (l’ala tornante Domenghini), un difensore centrale staccato (libero) Armando Picchi dietro Guarneri centromediano. In questo modo l’assetto tattico risultava più omogeneo e l’atteggiamento complessivo della squadra era più prudente. Quel modulo era in qualche modo assimilabile ad un 4-4-2 o al 3-4-3 attuali, jn funzione dei movimenti del fluidificante o dell’ala tornante.
IL SIMBOLO – Il fuoriclasse juventino è stato il simbolo indiscusso del ruolo di libero nel calcio mondiale. Dopo aver vinto tutto con la squadra di club e la Nazionale, aveva appena iniziato la carriera di allenatore come ‘secondo’ di Dino Zoff, compagno di squadra nella Juve e in Nazionale, e fraterno amico al quale era legatissimo.
Aveva 36 anni quando il 3 settembre del 1989 perse la vita in un incidente stradale accaduto nei pressi di Varsavia, dove si era recato per visionare il Gornik Zarbrze, la squadra che la Juve avrebbe affrontato dieci giorni dopo in Europa.
Per ricordarne più da vicino la figura ci siamo avvalsi di un caro amico leccese, Sergio Brio, ex difensore della Juventus, per dieci anni compagno di squadra del nostro campione, con il quale aveva sviluppato una straordinaria intesa tecnica e umana.
Brio lo descrive così: “Gaetano aveva un classe innata ed una lealtà fuori dal comune, era un esempio per tutti i calciatori, un modello di correttezza, sportività e professionalità. Per le sue eccezionali doti calcistiche e per il suo grande spessore umano deve essere considerato una figura iconica nel mondo del calcio. La sua perdita è stato un gravissimo colpo per tutti. E’ stata dura accettare la sua scomparsa, sono molto orgoglioso di aver condiviso con Lui gli anni più belli e importanti della mia carriera”.

IL RICORDO – Oggi Gaetano Scirea avrebbe avuto 72 anni. Al calcio, soprattutto ai più giovani, è mancato tanto il suo esempio. “E’ stato un fuoriclasse in tutto – dichiarò il presidente della Juventus Giampiero Boniperti – aveva una serenità d’animo ed un esemplare stile di vita che lo rendevano unico. Era un punto di riferimento per tutti”. Aggiungiamo che Gaetano Scirea è stato uno straordinario sportivo, corretto, generoso e leale ed ha incarnato i valori dello sport, che noi Panathleti promuoviamo. Per questo sentiamo molto vicino e con devoto rispetto ne celebriamo la memoria.
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